In ricordo di Giuseppe Delfini
di Italo Cividali
All’inizio degli anni sessanta la Giustizia Minorile come Corpo autonomo con proprie organizzazioni di servizi e magistrati non esisteva.
Per quelle strane contrattazioni del sistema legislativo Italiano così difficile da spiegare agli altri Stati Europei, i Tribunali per i Minorenni, nati con la legge del 1934, di fatto non esistevano. Periodicamente e al massimo per un giorno o due alla settimana veniva applicato a caso un giudice del Tribunale Ordinario per gli affari penali urgenti o qualche caso “rieducativo” che sistematicamente consisteva nel ricovero a tempo indeterminato di indifesi ragazzi nelle Case apposite, in genere delle classi più dimenticate.
Giacevano invece senza risposte tutte le proposte di interventi “Civilistici “, allora ormai spente perché inattive. Giuseppe Delfini, Valoroso magistrato della Corte di Cassazione Romana , ma aperto alle istanze più moderne della collettività quando fu nominato Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna, respinse anzitutto la pretesa di ricoprire a mezzo servizio quell’incarico e nel contempo pretese che per una regione estesa come l’ Emilia Romagna formata da ben nove province l’unico Giudice di Carriera e il dirigente svolgessero la loro funzione a metà servizio .
Con l’entrata in vigore della Legge sull’adozione speciale (anno 1967) e con l’affollarsi degli aspiranti genitori adottivi ai cancelli dei Tribunali Minorili, Delfini riscoprì e rivatilizzò i Servizi Sociali Pubblici e locali insegnando loro quel rapporto con la Magistratura Minorile, in quell’epoca dal tutto sconosciuta, e frequentandoli personalmente (insieme al sottoscritto) nelle loro sedi locali. In questa sua opera umile e nel contempo illuminante, che diede fiducia a tutti gli organismi socio – assistenziali, in questi tempi divisi in decine e decine di Enti e Associazioni diverse.
Ma Delfini non si scoraggiò, e li visitò personalmente creando così, ogni giorno, quella fiducia e quella interazione sbandierata prima d’allora, ma mai applicata. Il Presidente fu così un anticipatore e una profetica guida alla figura vera del Giudice Minorile che doveva essere secondo il suo pensiero vicino alle realtà sociali degli Enti, nel territorio stesso dove operavano.
Così facendo questo grande e lungimirante giurista gettò i fondamenti culturali di una magistratura nuova, aperta alle realtà e ai bisogni della gente e del pubblico e non arroccata in feudi privilegiati e lontani come era allora.
Diede ragione a Delfini tutta la legislazione che seguì dopo gli anni sessanta e nei decenni successivi con la normativa locale e Regionale nonché con la Riforma dell’intero Sistema. Quell’insegnamento non solo va ricordato, ma soprattutto va continuamente messo in atto e realizzato. E ciò, per il pericolo di oscurantismi o regressioni nel ruolo del giudice della persona che deve differenziarsi da quello del patrimonio se vuole veramente realizzarsi ed avere una sua vita autonoma che oggi dopo quasi mezzo secolo ancora non possiede e non ha.
Bologna, 22 aprile 2004 Italo Cividali