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Piercarlo Pazè: L’amministrazione di sostegno (9.5.04)

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L’amministrazione di sostegno
Piercarlo Pazè*

1. La protezione delle persone non autonome

1.1. Le ragioni di una riforma

Le misure tradizionali dell’interdizione e dell’inabilitazione, finalizzate a limitare la capacità di agire delle persone definite inferme di mente, da tempo apparivano inadeguate e venivano considerate addirittura dannose. Il vantaggio di assicurare una rappresentanza o un’assistenza ai beneficiari non compensava il pregiudizio prodotto con l’annullare o ridurre rigidamente i loro diritti, senza avere considerazione dei diversi livelli di infermità. Inoltre la generale privazione della capacità di agire portata dall’interdizione, anche rispetto a quelle attività che la persona poteva continuare a svolgere, non appariva rispondente alle nuove forme curative trattamentali che puntano a recuperare e potenziare le capacità residue dell’infermo di mente, mentre l’inabilitazione era di scarsissima utilità.

Parallelamente queste misure venivano avvertite come dolorose e addirittura rifiutate per l’etichetta che attribuivano agli interessati e che in, qualche modo, ricadeva anche sulle loro famiglie. Finalmente, dopo che da tempo gli altri Paesi europei già vi avevano provveduto, anche l’Italia con la legge 9 gennaio 2004 ha rivisitato questa materia.

La nuova disciplina, inserita nel libro I, titolo XII, capi I e II del codice civile, introduce la misura dell’amministrazione di sostegno (artt. 404-413 cod. civ.) e apporta dei ritocchi all’interdizione e l’inabilitazione (artt. 414-433 cod. civ.). Le misure, diventate tre, hanno effetti diversi sulla capacità di agire.

continua

* Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Torino