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Luciano Spina: Problematiche relative all'intervento giudiziaio in materia di minori stranieri (17.5.03)

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"Problematiche relative all'intervento giudiziaio in materia di minori stranieri"
Presentazione seminario (dott. L. Spina)

Questo seminario è stato voluto e organizzato dal delegato e dai segretari del nord e si inserisce in un percorso di approfondimento che l' AIMMF porta avanti ormai da alcuni anni sui minori stranieri, nell'ambito della sua attività di promozione dei diritti dell'infanzia e di formazone dei magistrati minorili.

Tra i lavori già svolti ricordo il Convegno di Vico Equense nel 2000 su "I ragazzi del villaggio globale. Diritto e diritti" ; i seminari organizzati in alcune sedi locali; nonchè la continua attenzione che la rivista Minorigiustizia dedica all ' argomento, con la pubblicazione di numeri monografici ed interventi periodici di soci ed operatori diversi .

La considerazione principale che ci ha spinto, in quanto operatori della giustizia, ad affrontare questa materia è quella secondo la quale, se al minore che viene in contatto per i motivi più disparati con la giustizia civile o penale viene riconosciuto uno stato di particolare "debolezza", il minore straniero che entra nel circuito della giustizia, risulta ancora più svantaggiato per una serie di ben noti fattori, tra i quali l'assenza della famiglia a suo sostegno; le difficoltà legate alla comunicazione, non solo rispetto alla lingua ; le diversità culturali e religiose rispetto alla realtà di provenienza; ecc.

Ciò è riconosciuto in molte raccomandazioni di organismi internazionali. Si ricordano, tra le altre, la Risoluzione del 1997 del Consiglio dell'U.E. in materia di rimpatrio - citata anche dalla circolare del Comitato MInori Stranieri. del 14.10.2002- che ritiene i minori non accompaganti come soggetti che si trovano in una situazione particolarmente delicata, che richiede tutela e cure speciali, particolarmente in materia di cure sanitarie e di scuola; le Raccomandazioni. del Comitato per i diritti del fanciullo, sempre sui diritti dei minori non accompagnati e la Risoluzione del Parlamento Europeo del 15.1.2003 sulla situazione dei diritti fondamentali nell'U.E. Tale atto sollecita, tra l'altro la presenza di personale medico e giuridico per i m.s.n.a. nei centri di accoglienza e di detenzione ( cfr Joseph Moyersoen: " L’ultima risoluzione della Commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea" - in questo sito )

Lo stato di svantaggio dello straniero, inoltre, non scompare neppure con il raggiungimento della maggiore età, ove si consideri, ad esempio, la possibilità di espulsione degli immigrati per fatti commessi nella minore età , quand'anche si siano positivamente inseriti nella realtà locale o il mancato rinnovo del permesso di soggiorno al minorenne diventato adulto, dopo un percorso di inserimento positivo in Italia . Un ulteriore stimolo ad affrontare la materia è stata la considerazione sul dato quantitativo del fenomeno degli stranieri in Italia: la presenza di immigrati extra U.E. ammonta ad oltre 1.500.000 persone - concentrati quasi al 50% nel nord del paese - 300.000 dei quali minorenni ; anche l'accesso alla giustizia in tutte le sue forme ( penale, civile, amministrativa) degli immigrati risulta un dato rilevante e significativo, in costante aumento in tutti gli uffici giudiziari, come quello relativo ai servizi sociali, sanitari e alla scuola.

Nella preparazione dei lavori sono state individuate tre aree su cui focalizzare l'attenzione: l) minori stranieri dentro e fuori il carcere; 2) minori stranieri non accompagnati ( fuori dal circuito penale ); 3) interventi sulla potestà nei confronti di minori appartenenti a famiglie straniere.Questo perchè esse rappresentano in termini quantitativi e qualitativi i settori di maggior intervento degli uffici giudiziari minorili e costituiscono le zone "a rischio " di scollamento tra i principi giuridici posti a tutela dei minori e la concreta possibilità di attuazione di quella tutela.

Accenno brevemente ad alcune criticità: preoccupa, ad esempio, quanto al carcere, che gli stranieri risultino in percentuale ai reati commessi, di gran lunga più esposti dei residenti e che il carcere, in molti casi, costituisca l'unica risorsa da spendere nei loro confronti( v. G Turri, Minorigiustizia n.3/4-2001, pag. 157 e ss); quanto all'accoglienza dei minori non accompagnati, la poca chiarezza della normativa e le prassi diversificate tra autorità giudiziarie e amministrative sl rimpatrio dei ragazzi ed il rinnovo del permesso di soggiorno, in molti casi, vanificano la possibilità che il minore si incentivi ad impegnarsi per un percorso di inserimento in Italia, favorendo fughe nella clandestinità; quanto agli interventi sulla potestà genitoriale, la scarsità di conoscenze tra gli operatori socio-sanitari e giuridici circa i contesti culturali e valoriali delle famiglie straniere o miste, può fuorviare nella lettura e nell ' interpretazione dell'deguatezza genitoriale e dar luogo a provvedimenti che non risultano nell 'interesse del minore.

Appare perciò fondamentale creare una comune conoscenza di base tra gli operatori, per individuare obiettivi di lavoro e modalità omogenee di intervento. Ciò deve necessariamente passare attraverso l'abbandono di visioni stereotipate degli immigrati, attraverso l' acquisizione di conoscenze specifiche e la consapevolezza di operare in un contesto multietnico e multiculturale, superando la logica di un intervento giudiziario relativo agli stranieri di tipo emergenziale .

Alcuni servizi, come la scuola, si sono attrezzati già da tempo, come ci ricorda Alessandro Bosi nella sua relazione allegata agli atti (La città degli ospiti, in Anna Maria Campanini ( a cura di), Il servizio sociale in una società multietenica. Unicopli, Milano, 2002). Risulta fondamentale che anche gli altri servizi pubblici, compreso quello della giustizia, instaurino modalità di lavoro in cui il minore, sia non solo riconosciuto titolare di diritti, ma gli sia riconosciuta la possibilità di una piena realizzazione degli stessi, tenuto conto delle loro specificità familiari, etniche e culturali ( un modello positivo di intervento nella giustizia minorile attento ai diritti del minore straniero, può essere considerato, ad esempio, quello dell ' adozione internazionale ).

Per realizzare tale lavoro qualitativo è necessaria anche la ricerca e l' attuazione di prassi condivise tra le autorità giudiziarie tra di loro e tra queste e le autorità amministrative che sono coinvolte a diverso titolo nell'intervento sugli immigrati: Comitato minori stranieri, uffici stranieri delle Questure, servizi sociali e sanitari , la scuola, ecc.

Riteniamo infine che sia fondamentale il riconoscimento di una dignità sociale ai minori stranieri ed alle loro famiglie, anche al fine di allontanare i rischi di un' emarginazione o peggio ancora della clandestinità, che producono conseguenze nefaste per i soggetti che le vivono e per l'intera società .

Programma del seminario

N.B.: il testo integrale delle relazioni dei lavori di gruppo può essere letto in questa sezione del sito, mediante l'accesso riservato ai soci.